Nella storia antica barese il mese di Maggio era stato caratterizzato da alcuni avvenimenti di grande rilevanza, che cambiarono radicalmente la vita sociale e culturale della città.
Parte di questi eventi furono raccolti in un’unica e grande manifestazione, il cosiddetto “Maggio barese”, che cominciava con la festa dedicata al patrono San Nicola;
il 7 maggio il Corteo storico ricordava la traslazione delle ossa del Santo da Mira a Bari;
l’8 maggio seguiva la processione della statua del Santo a mare; il 9 maggio era riservato alla festa
dei Baresi.
Un’altra manifestazione popolare era costituita dalla sfilata dei “carri di fiori” e della gara tra Bande musicali militari di diversi paesi, che si esibivano in parate nei
loro tipici e tradizionali costumi.
Il “Maggio barese” si concludeva con un grande
spettacolo pirotecnico a cura dei migliori maestri artificieri della Puglia. Erano inoltre organizzate numerose manifestazioni sportive, dal pattinaggio artistico alle gare di vela.
Una festa del tutto particolare, che si svolgeva fino ad una trentina d’anni fa e che da pochissimi anni è ritornata, era legata ad un avvenimento storico che vide come protagoniste le due città che si affacciano sull’Adriatico: Bari e Venezia.
La festa era dedicata al mare, che aveva avuto tanta
importanza nella storia economica, culturale e sociale della città. Bari e il mare, un gemellaggio siglato anche nelle antiche monete, che avevano come emblema una prua di nave che solca le onde, guidata da un Cupido armato di saetta.
Come ricordano gli Annali Baresi e il cronista Lupo Protospata, il piccolo Emirato del capo berbero Khalfun fu espugnato nell’871 grazie all’assedio di Ludovico II. Non cessarono invece i tentativi da parte dei Saraceni di impadronirsi nuovamente della città.
Tra il 1002-1003 ci fu l’offensiva più minacciosa. Una banda di Saraceni proveniente da Tricarico, al comando di Safi e di Rayca, si presentò davanti alle mura di Bari il 2 maggio per un assedio che durò fino al 10 ottobre. I Baresi, ormai allo stremo delle forze, ricevettero soccorso dalla flotta veneziana al comando del doge Pietro Orseolo II.
La flotta veneziana per la prima volta si affacciava come potenza militare indipendente,
garante della tutela delle stesse province bizantine in Italia meridionale. Nonostante la forte resistenza dei Saraceni, i Veneziani entrarono nelle antiche mura e dopo tre giorni di aspri combattimenti liberarono la città dagli oppressori. Nel giorno dell’Ascensione,
Venezia celebra la nascita ufficiale della sua potenza marittima con il rito del “Matrimonio con il mare” e Bari vi si aggregava con una festa quasi del tutto analoga: la “Benedizione del mare”. Quando l’Arcivescovo (preceduto da una processione sulla muraglia), sollevava il “Santissimo” per benedire il mare, dall’antico Fortino di Sant’Antonio Abate venivano sparati tre colpi di cannone verso un bersaglio, una sagoma posta nello specchio di mare
antistante. Gli spari di cannone erano seguiti dai Baresi sulla muraglia che, con stupore e meraviglia, cercavano di indovinare il bersaglio. II grido dialettale “la vì-la vi” per indicare la sagoma, fu l’origine della denominazione della festa della “Vidua-Vidua”.
Oltre agli spari di cannone, vi era anche il lancio di una ghirlanda di fiori in segno di gratitudine per l’impresa compiuta dai Veneziani.