La tradizione popolare usava onorare questo Santo con una solenne “vigilia”. Chi si chiamava Giovanni ornava con carte ritagliate e palloncini colorati le corti, i vicoli e le strade in cui abitava, creando la vera e propria festa popolare. A tarda sera del 23 giugno, tra i canti, si cominciava la celebre “cena di San Giovanni”, cui erano invitati “la commare e u chembare” di San Giovanni e i vicini di casa che onoravano la tavola, imbandita con
il tradizionale piatto tipico dei “Menučcche che la recotte mazzoteche fatta con ‘u sughe che la recotte”. La cena aveva termine con una cantilena “Sande Giuanne, Sande Giuanne, pigghie chelumme e amměne nganne,” (alludendo al grande consumo di fioroni).
Dopo cena si dava inizio alle danze tra “tarantelle e mazurche”: poi si suonavano le “trombette
di S. Giovanni” fatte di latta per l’occasione dagli stagnini, con frastuono interminabile sino alla mezzanotte, quando si tentava per l’ultima volta di svegliare San Giovanni.
Secondo la tradizione popolare e religiosa, il Santo dormě tre giorni di seguito e nemmeno
Gesů riuscě a svegliarlo.
Si dice che, se si sveglia San Giovanni, il tempo si mette al brutto: infatti lampi, tuoni e tempeste accompagnano l’ira del Santo “Le berriche de S. Giuanne”.