Testo completo dell’articolo sulla rivista TALITA KUM Notizie
DIALETTO BARESE: CHE FARE?
COME SI SCRIVE, COME SI LEGGE, COME SI PRONUNCIA
di Nicola Cutino*
Un po’ di storia dell’ Associazione
L’ A s s o c i a z i o n e Mondo Antico e Tempi Moderni 0nlus fonda la sua azione sui principi di bene comune, di sussidiarietà e di solidarietà per costruire una nuova qualità del vivere umano e civile, attraverso la promozione di servizi e di molteplici attività di cooperazione e di condivisione. Essa non ha fini di lucro e si propone, in particolare, di arrecare benefici a persone svantaggiate per condizioni fisiche, psichiche, familiari ed economiche.
L’Associazione, in collaborazione con altre realtà associative del territorio ed Istituzioni pubbliche, pri-vate e religiose, organizza eventi culturali ed arti-stici, mostre, iniziative ludico/sportive e corsi di for-mazione. Per valorizzare la cultura locale in maniera continua e costante, promuove, spettacoli teatrali e musicali, rassegne e concorsi di poesia in lingua e in vernacolo, meeting e convegni, stage, presentazione libri, visite guidate “a tema” della Città di Bari e dintorni.
Seminario di studio e di approfondimento sul dialetto barese
Qualificata espressione dell’ Associazione Mondo Antico e Tempi Moderni è un Gruppo permanente di lavoro sul dialetto barese, che ha ufficialmente inizia-to la sua attività nell’ Aprile 2008. Su iniziativa dell’as-sociazione, fu promosso il seminario di studio: “Dia-letto Barese: che fare? Come si scrive, come si legge, come si pronuncia?”.
Il seminario è ospitato nella sede dell’associazio-ne in strada Tresca, 16 a Bari Vecchia (nei pressi della Chiesa di S. Chiara e di S. Giovanni Crisostomo).
Seminario significa: “Riunione di studio per la ricerca ed applicazioni pratiche relativamente ad argomenti di notevole interesse” (Devoto Oli). Ne deriva la ne-cessità di incontrarsi intorno a un tavolo, specialisti e “praticanti”, per raggiungere una sorta di accordo su quale sia la strada migliore per rendere graficamente certi suoni che sono esclusivi del nostro dialetto, così da renderlo a tutti più comprensibile, più facilmente leggibile e ancor più godibile.
L’Assemblea è composta da docenti di ogni ordine e grado scolastico ed accademici, registi e attori, poeti e scrittori vernacolari, professionisti e anche da gente comune interessata all’argomento.
La ricerca comune dei partecipanti agli incontri del seminario procede attraverso una discussione atta ad approfondire la conoscenza del vernacolo barese e a creare, semanticamente, una certa uniformità, spe-cie nella scrittura superando un uso, a volte, eccessi-vamente personalizzato di essa. Gradualmente e nel tempo, ci si propone di giungere ad una codificazione di semplici e condivise regole grammaticali, sintatti-che e stilistiche che facilitino la scrittura e la lettura della nostra lingua madre o “de la nache”. Occorre, di conseguenza, fissare delle semplici convenzioni orto-grafiche per trasporre i suoni del parlato in sequen-ze di lettere, “… fissare delle regole”, come riportò Pasquale Sorrenti nell’introduzione al libro di poesie
“La Cialdedde” di Vito De Fano, affinchè non ci sia “anarchia linguistica…, dunque, semplificare e mai scrivere astruserie per non creare impicci nel lettore a vedere doppie e triple consonanti, accenti a non finire, dieresi, accenti circonflessi, ipsilon…”
Facilitare la lettura e la comprensione, favorire la divulgazione dell’idioma barese, aprendo laboratori di apprendimento dell’ortografia, ricercare le regole utili ad unificare in maniera condivisa il sistema di scrittura è di primissima importanza. Occorre, at-traverso l’analisi corretta e rigorosa del linguaggio dialettale scritto e parlato, studiare ed approfondire i significati dei termini, dei simboli linguistici e morfologici. Ciò non significa correggere l’opera di poeti e narratori, prosatori, saggisti, storici. Anzi, tenendo conto del lavoro svolto da loro in passato, integrare, con solidi e convincenti motivazioni, alcune criticità esistenti e, in maniera ragionata, arricchire il lavoro nella scrittura dialettale barese. Obiettivo del seminario è anche quello di pervenire alla stesura di una grammatica snella e ad un corposo dizionario etimo-logico, agilmente consultabile, da mettere a disposizione della comunità cittadina. Inoltre, ci si propone di raccogliere gli scritti riguardanti l’intera letteratura dialettale barese e avanzare, infine, una legge regionale per la valorizzazione delle lingue locali .
Opportuno è semplificare, semplificare al massimo. Questa scelta è giustificata da diverse ragioni, tra le quali: evitare la confusione tra suoni (= fonemi, in-sieme di suoni ) della lingua parlata e segni della lin-gua scritta (=grafemi ). Limitare, anche, l’introduzione di lettere straniere nell’alfabeto dialettale e limitarlo unicamente per indicare i neologismi.
Il dialetto è una lingua viva, è la nostra storia. Allar-ghiamo il nostro sguardo oltre i nostri parziali orizzon-ti e, senza pregiudizi e profitto, senza retorica di parte, procediamo con lealtà e chiarezza, con stile dialogico a costruire insieme agli altri la nostra stessa identità ed a far conoscere la ricchezza delle nostre radici.
Ormai molti testi dialettali di autori baresi, pubbli-cati in questi anni, applicano i criteri del lavoro svolto dal Seminario permanente di studio e di approfondi-mento sul dialetto barese, fiore all’occhiello dell’atti-vità promossa da Onlus Mondo Antico e Tempo Moder-ni. Erik Orsenna in “La grammatica una canzone dolce” scrive che “ … le parole sono come le note. Non basta metterle insieme. Senza regole, niente armonia. Niente musica. Soltanto rumori. La musica ha bisogno di sol-feggio, così come la parola ha bisogno di grammatica …”.
Usare, dunque, regolarmente le regole morfologiche e di sintassi del dialetto barese evitando d’incorre-re nell’inutile e raddoppio delle consonanti ad inizio parola. Applicare le regole dell’accento e della sud-divisione in sillabe, dell’uso dell’articolo e delle pre-posizioni articolate ed ancora del plurale dei nomi, aggettivi e pronomi, l’esatta coniugazione dei verbi in tutti i tempi e modi e, infine, utilizzare regolarmente la “e” (alla francese) da scrivere e non pronunciare, se atona.
Inoltre, i contenuti, in particolare, della poesia sono meglio accresciuti dalla presenza delle figure retori-che, tra le quali l’iperbole, le similitudini, le metafore, la metonimia, oltre ad un adeguato accostamento di parole attraverso l’ossimoro e la sinestesia e le parti-colari strutture sintattiche dell’anafora e del chiasmo. Questi schemi e classificazioni non limitano la ricchez-za espressiva ma la esaltano.
Il lettore deve restare affascinato dal senso dell’ ironia che colora la poesia dell’ autore o del poeta, le cui parole dovranno superare il significato letterale di esse stesse. Questa figura retorica, in particolare, dis-seminando il ridicolo sui vizi e difetti umani dei perso-naggi è il coefficiente importante per la riforma delle consuetudini, usanze, tradizioni, credenze, mode: essa
“ … corregge i costumi, deridendoli” ( Jean de Santeuil).
Anno XXXI – Gennaio 2018
Gli Autori, inoltre, fermino sulla carta non solo quel-lo che lacera profondamente l’umanità o tormenta gli uomini, ma anche ciò che dà piacere e soddisfazione, consolazione e procura gioia, serenità, quiete e pace proiettandoci in una visione positiva e costruttiva che supera la monotonia di una vita buia e senza senso.
Occorre, infatti, segnalare il pericolo di un’arte let-teraria vanagloriosa. Esiste una questione di cattivo gusto: in nome della creatività e del presunto diritto al pubblicare, cose inqualificabili, composizioni non belle e vuote. Si scrive, talvolta, senza orecchio, senza tecnica, privi del sapere.
Nessuno può vantare una conoscenza completa del linguaggio dialettale. Spesso la parola in dialetto riesce a superare di gran lunga il significato del cor-rispondente vocabolo o perifrasi in lingua italiana. “Il dialetto – scriveva Federico Fellini – è come i nostri so-gni, qualcosa di remoto e di rivelatore; il dialetto è la te-stimonianza più viva della nostra storia, è l’ espressione della fantasia …”.
Il dialetto ha una sua dignità di linguaggio, che non può essere disconosciuta da nessuno. La lingua del po-polo barese, forza espressiva alla quale siamo legati da molti secoli di storia, ci aiuti a non dimenticare le nostre antiche origini, ad affermare storicamente la nostra specifica identità: una impronta letteraria, tra-mandata di generazione in generazione e un bene cul-turale da mettere in risalto, attraverso il fascino bril-lante di un dialetto ricco di allusioni fatte con garbata ironia.
* Prof. Nicola Cutino
presidente dell’Associazione Mondo Antico e Tempi Moderni Onlus e coordinatore del Seminario permanente di studio e di approfondimento sul dialetto barese. Docente di ruolo di Religione Cattolica nelle Scuole statali superiori. Titolare di Educazione al Dialogo Interreligioso e all’ Intercultura, di Tradizioni popolari e dialettologia in alcune AUSER ed UTE. Docente di Storia di Bari e Storia dell’ Arte locale in Terra di Bari e di Puglia presso Enti di formazione professionali accreditati alla Regione Puglia.