La storia della Chiesa Russa di Bari
La storia della chiesa russa barese ebbe inizio molto prima della sua effettiva costruzione: fin dal 1850, gli Zar raccoglievano fondi per la costruzione di alcune chiese affiliate al Patriarcato di Mosca, nella penisola italica.
Un’altra chiesa russa doveva essere costruita a Myra, la città anatolica in cui San Nicola era vissuto nel IV secolo; nei primi anni del ‘900, tuttavia, i rapporti con l’Impero Ottomano si fecero tesi e la principessa Elisabetta Fëdorovna, divenuta presidentessa della “Imperiale Società Ortodossa di Palestina” nel 1910, stabilì all’ultimo che la quarta chiesa russa venisse costruita a Bari invece che a Myra.
Grazie al generoso contributo dello stesso zar Nicola II, la somma totale definitiva fu di 246562 rubli, da utilizzare per la costruzione della chiesa russo-ortodossa di Bari con annesso ostello per i pellegrini; l’architetto incaricato per tale lavoro fu Aleksej Viktorovič Ščusev, lo stesso che stava progettando una delle altre chiese russe d’Italia: quella di San Remo.
La prima pietra fu posata nel capoluogo pugliese il 9 maggio 1913 con una cerimonia fastosa, alla quale partecipò il sindaco Sabino Fiorese, insieme ad altri notabili italiani e russi.
L’edificazione fu talmente rapida che l’anno successivo i lavori erano già ultimati: il principe Oleg Konstantinovič vi si recò personalmente per portare i propri omaggi.
Ma di ospiti illustri dalla Russia, dopo quest’ultimo, non se ne videro per diversi anni: nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, e l’edificio finì addirittura per essere utilizzato dagli italiani come rifugio per i profughi di guerra.
Eppure, non fu la Grande Guerra a spegnere il sogno di unione che la Chiesa Russa portava con sé, bensì la Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Ormai disilluso e quasi del tutto isolato, nel 1920 morì a Bari il reggente della Chiesa, Padre Vasilij Kulakov; dopo la fine della guerra mondiale, una volta che la chiesa e la Casa del Pellegrino non servivano più nemmeno come rifugio, ormai rimanevano qui soltanto due russi: il salmista Kamenenskij e l’economo Alexev.
Com’è tristemente noto, la famiglia reale dei Romanov fu colpita da esecuzione som-maria da parte dei rivoluzionari bolscevichi, in quegli anni; come loro, tutti i nobili furono colpiti e perseguitati dal nuovo regime, ma alcuni riuscirono a fuggire: tra questi vi era il principe Nikolaj Davidovič Zevachov, che cercò rifugio proprio a Bari.
Questi, tuttavia, non ricevette una calda accoglienza dai due connazionali una volta giunto in città: in tutta risposta si rifugiò nella Casa del Pellegrino e se ne autoproclamò direttore.
Il principe, non contento, decise anche di avviare un contenzioso civile a carico di Kamenenskij e Alexev: la causa venne discussa nel 1922 davanti al tribunale di Bari, terminando con una sentenza a favore del principe.
Lunghe e bizzarre vicende giudiziarie riguardarono anche il dilemma dei diritti di proprietà sulla chiesa: inizialmente, essa passò di fatto nelle mani del governo rivoluzionario, ma nel 1930 lo Stato italiano acquistò lo stabile dal governo sovietico, per poi rivenderlo al Comune di Bari.
Contemporaneamente il governo cittadino chiese al principe Zevachov che gli fosse concesso in affitto lo stabile della Casa del Pellegrino, la cui gestione era separata da quella della chiesa adiacente: sebbene a malincuore, il nobile cedette infine la chiesa e tutti i beni in essa presenti al Podestà di Bari Michele Viterbo.
Negli anni successivi, il clero della chiesa russa aderì alla cosiddetta “Chiesa della Diaspora”, una propaggine del patriarcato di Mosca con sede a Parigi, nata in risposta alla Rivoluzione Russa e alla relativa “ateizzazione” del paese: grazie a tale adesione, negli anni ’50 poterono finalmente riprendere i pellegrinaggi di fedeli russi, dopo tanto tempo trascorso nell’ombra.
Dagli anni ’50 in poi, tuttavia, la chiesa ha vissuto alti e bassi, continuando a essere soggetta a cambi di proprietà e dilemmi vari.
La “Pasqua” arrivò per la chiesa russa soltanto nel 2007, quando il presidente Vladimir Putin si recò in visita a Bari per suggellare diversi accordi commerciali, e chiese che l’edificio venisse restituito ufficialmente e definitivamente alla nazione russa insieme alla Casa del Pellegrino.
Quest’ultima oggi è caratterizzata ad un grande fervore culturale, e in seno ad essa oggi operano diverse associazioni che hanno lo scopo di favorire l’incontro tra Italia e Russia: tra queste vale la pena menzionare “Raduga” (= arcobaleno), e PRIMA (Ponte Russia-Italia Migliori Amici).
Massimo Castellana