Il primo Concilio di Bari e il Grande Scisma d’Oriente

Il primo Concilio di Bari e il Grande Scisma d’Oriente

Bari è stata per anni sotto la dominazione bizantina: proprio in questo periodo la città ha conosciuto uno sviluppo notevole ed è diventata uno dei porti più importanti del Mediterraneo, assumendo la tipica morfologia di una città mercantile medievale.

Dopo i Bizantini fu il turno dei Longobardi, la cui presenza ebbe parimenti grande impatto nell’evoluzione della città: basti pensare che la dottrina di Andrea e Sparano da Bari, due grandi giuristi baresi del Basso Medioevo, si basava sul diritto longobardo.

Pur tuttavia, anche il dominio dei longobardi era destinato a finire, sebbene nel modo più brusco e inaspettato: gli Arabi (detti anche Saraceni) riuscirono ad aprire una breccia nelle mura difensive della città, la espugnarono e ne fecero un emirato, che durò dall’847 all’871.

Sebbene Sawdān e gli altri emiri si fossero dimostrati piuttosto generosi nei confronti dei baresi e della fede cristiana, l’intera Italia centro-meridionale era in febbrile agitazione perché gli “infedeli” avevano osato avvicinarsi tanto a Roma e al papato.

Nell’871 i Longobardi riuscirono infine a ristabilire l’ordine, anche se nel frattempo erano nati nuovi dissidi tra gli imperatori d’Oriente e d’Occidente, soprattutto riguardo la legittimità “divina” del loro potere.

Malgrado la vittoria, purtroppo, i Longobardi rimasero ben poco tempo a Bari: gli abitanti della città non gradivano la loro presenza, e fecero in modo che il territorio ri-tornasse sotto la dominazione bizantina.

Il governatore bizantino, meglio conosciuto come catepano (o catapano), si stabilì in città nel 968 per decreto dell’imperatore Niceforo, insieme a diversi ecclesiastici di rito greco: in questo modo, si venne a creare una situazione del tutto inusuale, in cui il clero occidentale conviveva con quello orientale.

Dalla sua Corte, ubicata nei pressi della (futura) Basilica di San Nicola, il catepano go-vernava l’intera Italia meridionale, allora denominata anche “Tema di Longobardia”.

Dopo l’anno 1000 in città salì al potere Argiro, figlio di Melo da Bari, che ebbe un ruolo importante nella infinita diatriba tra Oriente e Occidente.

Questi, malgrado i propositi di conciliazione fra i due mondi, diventò impopolare in Oriente nel 1045 allorché, invitato dal patriarca Michele Cerulario a Costantinopoli, venne ripreso dallo stesso soltanto perché seguiva il rituale cattolico di comunione eucaristica anziché quello ortodosso, e probabilmente perché si era dimostrato troppo tollerante nei confronti dei rituali di tipo romano a Bari, dopo la “grecizzazione” della città.

Nel 1053 Papa Leone IX, venuto a conoscenza della situazione di Bari, decise di indire un concilio in città, al quale avrebbero dovuto partecipare i suoi tre legati Umberto da Silva Candida, Federico di Lotaringia (il futuro papa Stefano IX) e Pietro di Amalfi.
A parte gli ecclesiastici appena citati, questo primo sinodo, svoltosi nel mese di settembre, ebbe scarsa partecipazione; pur non essendo presente il patriarca di Costantinopoli, il Papa e i suoi ambasciatori poterono comunque confrontarsi (in un confronto tutt’altro che pacifico) con i rappresentanti della Chiesa orientale presenti a Bari.

Umberto da Silva Candida e i suoi colleghi, dotati di una personalità forte e inflessibile, non si limitarono alle parole per condannare duramente il Cristianesimo orientale: nel luglio dell’anno successivo essi passarono all’azione, depositando il libello di scomunica per il patriarca Cerulario sull’altare di Santa Sofia, a Costantinopoli.

La risposta di questi non tardò ad arrivare e fu altrettanto forte: attraverso un Editto sinodale contro l’infame libello ritorceva la scomunica contro i latini, attaccando i tre legati e mettendo in cattiva luce anche il governatore barese.

Tuttavia, né il Papa né il patriarca intendevano rompere del tutto i rapporti tra Roma e Costantinopoli: il primo addossò la colpa sul secondo, mentre quest’ultimo la scaricò su Argiro, il quale finì addirittura per essere ritenuto responsabile del Grande Scisma d’Oriente, avvenuto nel 1054.

Massimo Castellana

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