Bari – Ho letto recentemente l’interessante saggio di Michele Loconsole intitolato “La Puglia e l’Oriente” 2006, Levante editori. L’autore pone l’attenzione sulla relazione tra Puglia e Oriente e sul suo carattere inclusivo, presentando tutte le variegate sfaccettature di tale plurisecolare rapporto; è un lavoro scritto bene, in maniera fluente, è di agevole e piacevole lettura.
Tuttavia l’autore, nella sua pur vasta enucleazione delle vicende che hanno visto protagonista la nostra Regione con l’Oriente, ha “dimenticato” alcuni aspetti che meritavano un capitolo nel suo libro. Secondo me non si può non tenere in considerazione il rapporto tra la Puglia e l’altra sponda dell’Adriatico caratterizzato, nei secoli passati e nei tempi recenti, da continui scambi culturali e artistici, nonché da legame e vicende storiche. L’altro capitolo “mancato” del saggio di Loconsole è quello relativo alla millenaria storia tra la Puglia e il popolo armeno, storia troppo spesso, ahimè, dimenticata e sconosciuta. Di tale argomento, seppure in maniera succinta, voglio esporre alcune notizie e considerazioni.
Gli Armeni sono un antico popolo indoeuropeo che si stabilì nell’immensa regione dell’Asia sud-occidentale che si estende dall’Anatolia all’altopiano iranico. Il legame storico tra la Puglia, la cerniera tra Oriente ed Occidente, inizia nel Medioevo (X secolo) e, precisamente, negli anni in cui Bari era la capitale dei possedimenti bizantini nel Mezzogiorno. La Bari bizantina era una società multietnica e multiculturale ante litteram, convivevano pacificamente greci e longobardi, cristiani, musulmani ed ebrei, genti d’Occidente e genti d’Oriente e tra costoro gli armeni. Abbiamo numerose testimonianze nei documenti del Codice Diplomatico Barese della comunità armena presente a Bari. Alcune famiglie armene erano insediate e possedevano delle proprietà in agro di Ceglie: in un documento del 990 è testimoniata una lite tra congiunti per un’eredità. Nel 1005 Mosese, chierico armeno, fondava la chiesa di San Giorgio, probabilmente ubicata nei pressi della Corte del Catapano, nel luogo ove sorgerà la basilica di San Nicola, segnalata spesso come San Giorgio del porto e nel 1210 come San Giorgio degli Armeni. Il quartiere armeno di Bari si trovava proprio di fronte alla Corte del Catapano; è ancora oggi esistente, nelle forme romaniche, la chiesa dedicata a San Gregorio l’Illuminatore apostolo del cristianesimo in Armenia (IV secolo). Tale chiesa è ricordata in un documento del 1015 assieme all’abate e rettore, probabilmente armeno, Meles. Nel 1089 era divenuta, da chiesa pubblica, cappella privata della famiglia aristocratica armena degli Adralisto. Un documento del 1011, firmato in armeno da un sacerdote Giuseppe, tratta di un’eredità contestata fra Arcontissa, la matrigna, e il figliastro Andrea.
Gli Armeni svolgevano un ruolo preminente nell’esercito bizantino, infatti tra il 1008 e il 1010 fu Catapano l’armeno Giovanni della casata Curcuas (Gurgen), mentre nel 1011 l’armeno Leone Tornikos (Tornik), stratego del thema di Cafalonia, riconquistò Bari sotto le armi bizantine. D’origine armena era anche il catapano Basilio Mesardonide che nel 1011, come ricordato da un’epigrafe, ristrutturò l’area del Pretorio.
Qualche influsso dell’iconografia armena si ha in talune scene miniate nei rotoli dell’Exultet barese. Una testimonianza suggestiva ed importante, tuttavia senza riscontri oggettivi e certi, sostiene che Curcorio (Kurcorius, Gregorio), ricordato come giudice perspicacissimo, uno dei committenti nel 1087 della traslazione delle ossa di San Nicola da Mira a Bari, fosse di origine armena.
La presenza armena a Bari e nei dintorni (in particolare a Ceglie e nel casale di Sao) è testimoniata dalla dedicazione di chiese a santi collegabili con la tradizione armena: Prisco, Procopio, Pancrazio, Mauro. Nei pressi della Cattedrale esisteva un nutrito numero di chiese armene forse appartenenti ad una colonia di quartiere: San Procopio, costruita dal turmarca Tubaki nel 1020, San Gregorio “de Falconibus” (forse da identificare con i resti della chiesa rinvenuta nel sottosuolo di palazzo Simi), San Bartolomeo, ancora esistente. Nell’area del pretorio bizantino si trovava la chiesa di San Eustrazio martire, abbattuta per lasciare spazio alla basilica nicolaiana. Secondo Nino Lavermicocca sarebbero di origine armena anche le chiese di Santa Pelagia (attuale Sant’Anna) e Sant’Onofrio. Un’ulteriore traccia armena lo si può ancora trovare in alcuni diffusi cognomi baresi: Armenise, Amoruso (cambiavalute in armeno) ed anche, secondo Vito Maurogiovanni, Caccuri, Susca, Zaccaria, Marzapane, Trevisani, Pascali e Oliviero.
Come si può dedurre da quanto scritto sopra, la presenza della comunità armena a Bari fu decisamente importante ed ha lasciato segni e tracce sovente dimenticati. Probabilmente anche a Taranto vi erano degli Armeni; ancora oggi esiste nel centro storico del capoluogo ionico la chiesa di Sant’Andrea degli Armeni edificata nel 1353.
(1.Continua) Vito Ricci